venerdì 31 luglio 2009

la croce gloriosa


Un uomo viaggiava, portando sulle spalle tante croci pesantissime. Era ansante, trafelato, oppresso e, passando un giorno davanti ad un crocifisso, se ne lamentò con il signore così:
"Ah, signore, io ho imparato nel catechismo che tu ci hai creato per conoscerti, amarti e servirti... Ma invece mi sembra di essere stato creato soltanto per portare le croci! Me ne hai date tante e così pesanti che io non ho più forza per portarle...".
Il Signore però gli disse: "ieni qui, figlio mio, posa queste croci per terra ed esaminiamole un poco... Ecco, questa è la croce più grossa e la più pesante; guarda cosa c' è scritto sopra...".
Quell'uomo guardò e lesse questa parola: sensualità.
"Lo vedi?", disse il Signore, "questa croce non te l'ho data io, ma te la sei fabbricata da solo. Hai avuto troppa smania di godere, sei andato in cerca di piaceri, di golosità, di divertimenti... E di conseguenza hai avuto malattie, povertà, rimorsi".
"Purtroppo è vero, soggiunse l'uomo, questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella croce e se la pose di nuovo sulle spalle.
Il Signore continuò: "Guarda quest' altra croce. C'è scritto sopra: ambizione. Anche questa l'hai fabbricata tu, non te l'ho data io. Hai avuto troppo desiderio di salire in alto, di occupare i primi posti, di stare al di sopra degli altri... E di conseguenza hai avuto odio, persecuzione, calunnie, disinganni".
"E' vero, è vero! Anche questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella seconda croce e se la mise sulle spalle.
Il Signore additò altre croci, e disse: "Leggi. Su questa è scritto gelosia, su quell'altra: avarizia, su quest'altra...".
"Ho capito, ho capito Signore, è troppo giusto quello che tu dici...".
E prima che il Signore avesse finito di parlare, il povero uomo aveva raccolto da terra tutte le sue croci e se le era poste sulle spalle.
Per ultima era rimasta per terra una crocetta piccola piccola e quando l'uomo la sollevò per porsela sulle spalle, esclamò:
"Oh! Come è piccola questa! E pesa poco!". Guardò quello che c'era scritto sopra e lesse queste parole: "La croce di Gesù".
Vivamente commosso, sollevò lo sguardo verso il Signore ed esclamò: "Quanto sei buono!". Poi baciò quella croce con grande affetto.
E il Signore gli disse: "Vedi, figlio mio, questa piccola croce te l'ho data io, ma te l'ho data con amore di padre; te l'ho data perché voglio farti acquistare merito con la pazienza; te l'ho data perché tu possa somigliare a me e starmi vicino per giungere al cielo, perché io l'ho detto: 'Chi vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua...', ma ho detto anche: 'il mio giogo è soave e il mio peso è leggero'".
L'uomo delle croci riprese silenzioso il cammino della vita; fece ogni sforzo per correggersi dei suoi vizi e si diede con ogni premura a conoscere, amare e servire Dio.
Le croci più grosse e più pesanti caddero, una dopo l'altra dalle sue spalle e gli rimase soltanto quella di Gesù.
Questa se la tenne stretta al cuore fino all'ultimo giorno della sua vita, e quando arrivò al termine del viaggio, quella croce gli servì da chiave per aprire la porta del paradiso.

mercoledì 29 luglio 2009

il cammino verso l'eternià

La vita ci è stata data per cercare Dio; la morte per trovarlo; l’eternità per possederlo.
P. Konet

martedì 28 luglio 2009

I quattro gradi dell'amore


Cari amici lettori, ho trovato molta consolazione è grande ammaestramento attraverso questo breve pensiero di San Bernardo;

"Nel De diligendo Deo, San Bernardo continua la spiegazione di come si possa raggiungere l'amore di Dio attraverso la via dell'umiltà. La sua dottrina cristiana dell'amore è originale, indipendente dunque da ogni influenza platonica e neoplatonica. Secondo Bernardo esistono quattro gradi sostanziali dell'amore, che presenta come un itinerario, che dal sé esce, cerca Dio, e infine torna al sé, ma solo per Dio. I gradi sono:

1) L'amore di se stessi per sé: « [...] bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è diretto secondo un giusto ordine, [...] sotto l'ispirazione della Grazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che è spirituale. [...] Perciò prima l'uomo ama sé stesso per sé [...]. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercare Dio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama. »

2) L'amore di Dio per sé: « Nel secondo grado, quindi, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo in rapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, con l'obbedienza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave. »

3) L'amore di Dio per Dio: « Dopo aver assaporato questa soavità l'anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci si ferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado. »

4) L'amore di sé per Dio: « Quello cioè in cui l'uomo ama sé stesso solo per Dio. [...] Allora, sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà sé stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo il profeta, quando diceva: "-Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia-". [...] »
Nel De diligendo Deo, dunque, San Bernardo presenta l'amore come una forza finalizzata alla più alta e totale fusione in Dio col Suo Spirito, che, oltre a essere sorgente d'ogni amore, ne è anche «foce», in quanto il peccato non sta nell'«odiare», ma nel disperdere l'amore di Dio verso il sé (la carne), non offrendolo così a Dio stesso, Amore d'amore.

San Bernardo di Chiaravalle, De diligendo Deo, cap. XV

domenica 26 luglio 2009

Festa di San Gioacchino e Anna

Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi é debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore. Rallégrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia é nato per noi un bimbo, ci é stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino é Dio.
O Giacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e del corpo.
O Giachino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta le terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.

Dai «Discorsi» di san Giovanni Damasceno, vescovo

sabato 25 luglio 2009

San Giacomo Apostolo


" Venite, voi che avete divino sentire, santamente onoriamo il memoriale del fratello di Dio: egli, accogliendo prontamente il giogo di Cristo, è divenuto araldo del vangelo della sua bontà e del regno, e gliene è stata affidata l'inesprimibile economia.
Grazie a lui, onnipotente, dona a noi il perdono.
Ha echeggiato per tuttii confini della terra il suono delle tue parole con le quali siamo ulluminati in ogni forma di virtù divina, e siamo fedelmente guidati alla divina conoscenza della Triade; noi dunque ti imploriamo: Supplica, come pontefice, Gesù amico degli uomini,per la salvezza delle anime nostre.
Da lungi prevedendo la tua condotta di vita, Giacomo, ti ha accolto come fratello il Cristo amico degli uomini, colui che possiede sapiente prescienza, eleggendoti in anticipo su Gerusalemmefedele maestro nelle cose sacre, pastore capo, iniziato alle realtà ineffabili e sacerdote dei misteri. Supplicalo dunque anche ora per la salvezza delle anime nostre.

Antologhion

venerdì 24 luglio 2009

san Sciarbel


Cari amici, vi invito a leggere il libro dal titolo "Il profumo del libano San Sciabel Makluf " del biblista Salvatore Garofalo edito dalla popstulazione generale dell'ordine libanese maronita

San Charbel


Cari amici, lettori del blog,oggi la chiesa venera un grande santo libanese poco conosciuto : San Charbel.
Vi invito con tutto il cuore a leggere la sua vita.
Una delle virtù che mi ha colpito di questo santo è l'obbedienza:

"l'obbedienza fu certo la virtù eroica più eclatante del Santo, egli obbediva senza discutere a qualsiasi ordine ricevuto e non solo dai suoi superiori, ma anche dai confratelli e dagli stessi operai del monastero. Tutti, potevano comandare Padre Charbel. Egli anche quando era un Monaco anziano, e poteva non svolgere determinate mansioni, non solo non chiedeva di essere dispensato, ma sceglieva i lavori più umili e fastidiosi. Quindi Padre Charbel, lavava i piatti, puliva i pavimenti, aiutava gli inservienti del monastero nei lavori meno gratificanti.
Tutto questo dimostra anche l'umiltà del Santo, che nonostante fosse Una persona dotta e intelligente in molte occasioni aveva rifiutato importanti incarichi che il suo Ordine gli voleva conferire, dicendo sempre che esistevano persone migliori di Lui per svolgere tali mansioni."

http://web.cheapnet.it/sancharbel/virtu.html

Abba dammi una parola

Un monaco chiese all’abate: «Padre, dimmi come si deve pregare, perchè ho molto offeso Dio». L’anziano gli rispose: «Figliolo, quando io prego parlo così: Signore, concedimi di servirti come ho servito satana e di amarti come ho amato il peccato».

Vita è detti dei Padri del deserto

giovedì 23 luglio 2009

LA PREGHIERA



"Chi potrebbe dire che fate male, quando al momento di incominciare le Ore o il Rosario vi domandiate con chi state per parlare, chi siete voi che parlate, per meglio conoscere come comportarvi?"

Snata Teresa di Gesù, Cammino di perfezione 22

mercoledì 22 luglio 2009

MANDAMI QUALCUNO DA AMARE


Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo,

quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante,

fammi condividere la croce di un altro;

quando non ho tempo,

dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;

quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;

quando ho bisogno della comprensione degli altri,

dammi qualcuno che ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che ci si occupi di me,

mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.

Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli

Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.

Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,

e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.

Marcadores: Madre Teresa di Calcutta

martedì 21 luglio 2009

Santa Teresina



"O Gesù! come è felice il tuo uccellino di essere debole e piccolo! Che ne sarebbe di lui se fosse grande? Mai avrebbe l'audacia di comparire alla tua presenza, di sonnecchiare davanti a te!...Sì, anche questa è una debolezza dell'uccellino quando vuole fissare il Sole Divino e le nubi gli impediscono di vedere anche un solo raggio: suo malgrado gli si chiudono gli occhietti, la sua testolina si nasconde sotto l'aluccia e il povero esserino si addormenta, credendo di fissare sempre il suo Astro Amato. Al suo risveglio, non si affligge, il suo cuoricino resta in pace, ricomincia il suo compito d'amore, invoca gli Angeli e i Santi che si innalzano come Aquile verso la Fornace divorante, oggetto del suo desiderio; e le Aquile si muovono a pietà del loro fratellino, lo proteggono, lo difendono, mettendo in fuga gli avvoltoi che vorrebbero divorarlo. Gli avvoltoi, immagini dei demoni, l'uccellino non li teme: non è affatto destinato a diventare loro preda, bensì preda dell'Aquila che egli contempla al centro del Sole dell'Amore. O Verbo Divino, sei tu l'Aquila adorata che amo e che mi attira; sei tu che, lanciandoti verso la terra d'esilio, hai voluto soffrire e morire per attirare le anime fino al seno dell'Eterna Fornace della Beata Trinità; sei tu che, risalendo verso la Luce inaccessibile che sarà ormai tua dimora, sei tu che resti ancora nella valle di lacrime, nascosto sotto l'apparenza di un'ostia bianca!... Aquila Eterna, tu vuoi nutrire della tua sostanza divina proprio me, povero piccolo essere, che tornerei nel nulla se il tuo sguardo divino non mi donasse la vita in ogni istante!... O Gesù, lasciami nell'eccesso della mia riconoscenza, lasciami dire che il tuo amore arriva fino alla follia!...Come vuoi che, davanti a questa Follia, il mio cuore non si slanci verso di te? Come potrebbe avere limiti la mia fiducia?... Ah, per te, lo so, anche i Santi hanno fatto follie, hanno fatto grandi cose perché erano aquile!...Gesù, io sono troppo piccola per fare grandi cose! E la mia follia, è di sperare che il tuo Amore mi accetti come vittima!... La mia follia consiste nel supplicare le Aquile mie sorelle di concedermi la grazia di volare verso il Sole dell'Amore con le stesse ali dell'Aquila Divina!...Per tutto il tempo che vorrai, o mio Amato, il tuo uccellino resterà senza forze e senza ali, egli sempre terrà gli occhi fissi su di te: vuole essere affascinato dal tuo sguardo divino, vuole diventare la preda del tuo Amore!... Un giorno, ne ho la speranza, Aquila Adorata, tu verrai a prendere il tuo uccellino e, risalendo con lui alla Fornace dell'Amore, lo immergerai per l'eternità nell'Abisso ardente di quell'Amore al quale si è offerto come vittima! " Fonte : Scritto autobiografico "Storia di un'anima-B" n.262-264)

lunedì 20 luglio 2009

San Elia Profeta

"Il sibilo delle aure amorose…" Proprio perché questo sibilo significa l’intelligenza sostanziale, alcuni teologi pensano che il nostro padre Elia, mentre era sul monte, abbia veduto Dio in quel sibilo di aura soave che egli sentì presso l’apertura della sua caverna.

Giovanni della Croce, Cantico Spirituale B, 13.14.

Santa Teresa Benedetta della Croce e il Profeta Elia

Anche Santa Teresa Benedetta della Croce ha amato molto il profeta Elia. Commentando un passo della Regola carmelitana ella scrive:

"Meditare nella legge del Signore" può essere una forma di preghiera quando assumiamo la preghiera nel suo ampio senso abituale. Ma noi pensiamo al "vigilare nella preghiera" come all'inabissarci in Dio, come è proprio della contemplazione, allora la meditazione ne è solo una via". Vegliando in preghiera, esprime lo stesso che Elia disse con le parole: 'Stare davanti al Volto del Signore"...La preghiera è guardare in alto al Volto dell'Eterno. Lo possiamo solo quando lo Spirito veglia nelle ultime profondità, sciolti da ogni attività e godimento terreno, che lo attutiscono. Essere vigilanti con il corpo non garantisce quest'essere vigilanti e la quiete, desiderata secondo la natura, non lo impedisce".

"Non abbiamo il Salvatore solo nelle narrazioni dei testimoni sulla sua vita. Egli è presente a noi nel Santissimo Sacramento, e le ore di adorazione dinanzi al Massimo Bene, l'ascolto della voce del Dio eucaristico sono: "meditare la Legge del Signore" e "vigilare nella preghiera" nel contempo."
"Elia ritornerà come testimone della rivelazione segreta, quando si avvicinerà la fine del mondo, nella lotta contro l'Anticristo per patire la morte dei martiri per il suo Signore".
"In un momento di grande confusione politica e religiosa della storia di Israele, Elia rappresenta un sicuro punto di riferimento. È colui che restaura l’alleanza con Dio contro il culto dilagante di Baal; è il profeta che manifesta l’intervento strepitoso di Dio sul Carmelo.

Egli appare nella Sacra Scrittura come l’uomo che cammina sempre alla presenza del suo Creatore e combatte, infiammato di zelo, contro l'ingiustizia e la sopraffazione, per il culto dell'unico vero Dio: prima il fuoco che brucia il sacrificio, poi l’acqua, la nuvoletta, “come una mano d’uomo” che sale dal mare e porta la pioggia a dirotto.

Nella tradizione biblica (Siracide 48, 1) Elia è il profeta simile al fuoco, nel libro dei Re è anche colui che incontra Dio nel silenzio e nella preghiera (1Re 19, 11-14).

In questo profeta dalla linea ferrea, appare un senso di umanità e di povertà quando è colto dallo scoraggiamento, quando crolla dentro, quando ha paura di morire ed è stanco e depresso ("non sono migliore dei miei padri"). Il grande eroe per trovare veramente Dio dovrà percorrere un lungo cammino di prova, una forte crisi che lo renderà più umile, meno sicuro di sé: egli dovrà nascondersi per dare a Dio il suo vero posto. Egli verrà ricondotto al silenzio, ad ascoltare una Parola che gli viene dall'Alto, e questa Parola serena e seria lo condurrà a fare una nuova esperienza di Dio.

Se prima Elia si era mostrato come l'eroe che combatte per Dio, da questo momento, egli ritraendosi nel deserto, si immedesima con la Parola di Dio.
Vuole attendere che Dio gli si manifesti, prima che egli stesso parli.

Il suo incontro è portatore di intimità, di profondo silenzio, di forza.
Elia, che ha visto e servito il Signore con un senso della signoria e del primato di Dio veramente eccezionali, gode sull'Oreb dell'intima esperienza del Dio vivente.

Il Profeta comprende che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti spettacolari, ma agisce con longanime pazienza, poiché egli è l'Eterno e domina il tempo.

Elia arriva così ad una conoscenza più reale di quel Dio, alla cui presenza vive, che è tale da cambiare la sua persona, da renderlo diverso, veramente "uomo di Dio". Adesso egli è il profeta pieno, che non solo parla di e per Dio, ma anche con Lui.D'ora in poi, dopo la crisi e la dura prova,
Elia si rivela, l'uomo del distacco, dell'obbedienza, della purezza interiore e della preghiera, il vero

contemplativo, il primo monaco, padre dei futuri monaci, che conosce in questa "voce di silenzio svuotato"

qualcosa di più profondo e vero della realtà divina e ne rimane letteralmente trasformato. Egli è fuoco e acqua,

zelo e misericordia, azione e contemplazione; il suo santuario è dentro e viene percorso interiormente: è un

pellegrinaggio interiore per incontrare il Dio vivo e vero".

fonte: http:// www.ocdsicilia.it/altre%20devozioni.htm

Sant'Elia Profeta "Vive il Signore Dio d'Israele, alla cui presenza io sto" (1Re 17, 1).

Così si presenta colui che i carmelitani hanno sempre considerato loro padre e modello: Elia profeta. Dio è il vivente. Dio è l'unico Signore e non ce ne sono altri: questa la meta di Elia. Quest'uomo di fuoco, specie rara sulla scena della storia, perseguì un simile scopo anche a costo della sua vita. Dio è la realtà più preziosa della mia stessa vita: senza di lui io sono vuoto.

Perciò Dio non deve avere concorrenti nel cuore dell'uomo, pensava Elia. Se Dio ha concorrenti, questi finiscono per succhiare il sangue dell'uomo. Questi deve avere la certezza che al di là di ogni confusione e stillicidio di parole, di avere un Dio, uno solo che veramente lo ama e si prende cura di lui. Per questo compito Elia si batte duramente (1Re 18, 20-40). Purtroppo i concorrenti Dio ce li ha sempre e sono cattivi e brutali: a volte è necessario nascondersi da essi. Possono mettere in pericolo la tua vita (1Re 19, 3). Anche quando ti pare di averli annientati tutti, essi risorgono perché sono più forti delle tue vittorie. O scendi a compromessi oppure non ti resta che abbracciare il deserto, la solitudine.

"Dio ti concederà occhi nuovi per scovare tra le dune del deserto e gli anfratti delle rocce il volto del tuo Dio, la sua presenza che asciuga la tue lacrime causate dal senso di fallimento, dalla frase che ti brucia nel cuore: "Sono un buono a nulla. Voglio morire, Signore" (1Re 19, 1-18). Proprio lì, a quel punto cruciale della tua vita, Dio ti dice: "Rimettiti in sesto, perché ho bisogno di te".

Questo è l'itinerario umano e spirituale di Elia. Un vedere Dio come l'unica passione che ti riempie il cuore; e dall'altro lato scoprire l'estrema fragilità di ogni conquista umana anche la più santa. Per cui hai la necessità continua di risalire l'Horeb e nascondere il tuo volto tra le pieghe del mantello di Dio. Sempre sorgeranno falsi dei che opprimono, insultano, schiacciano il povero. Non occorre che questo povero si chiami Nabot e che abbia un fazzoletto di vigna che fa gola al potente (1Re 21, 1)

fonte: http:// www.carmelit.org/santi/elia.html

San Elia il Tisbita


Oggi la Chiesa celebra San Elia, una grande figura biblica da riscoprire.

"Sorse il profeta Elia come un fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola. (...) Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? (...) Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco designato a rimproverare i tempi futuri." (Sir 48, 1)

giovedì 16 luglio 2009

Venite a me

Chi vuole trovare il vero riposo per la sua anima impari l'umiltà! Possa questi vedere che in essa sta ogni gioia, ogni gloria e ogni riposo, come nella superbia sta tutto il contrario. E infatti come siamo arrivati in tutte le nostre tribolazioni? Perché siamo caduti in tutta questa miseria? Non è forse a causa della nostra superbia? A causa della nostra follia? Non è forse per aver seguito la nostra cattiveria e per esserci attaccati all'amarezza della nostra volontà? Ma perché questo? L'uomo non è forse stato creato nella pienezza del benessere, della gioia, del riposo e della gloria? Non era forse nel paradiso? Gli è stato prescritto: Non fare questo, ed egli l'ha fatto. Vedete la superbia, l'arroganza, la ribellione? «L'uomo è stolto – dice Dio al vedere tale insolenza – non sa essere felice. Se non attraverserà giorni penosi, andrà a perdersi totalmente. Se non imparerà ciò che è l'afflizione, non saprà mai ciò che è il riposo». Allora Dio gli ha dato ciò che meritava, scacciandolo dal paradiso...

Tuttavia la bontà di Dio, come ripeto spesso, non ha abbandonato la sua creatura, ma si volge ancora verso di lei e la chiama di nuovo: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» Cioè: Ecco che siete affaticati, ecco che siete infelici, avete provato il male della votra disobbedienza. Sù convertitevi; sù, riconoscete la vostra impotenza e la vostra vergogna, per tornare al vostro riposo e alla vostra gloria. Sù, vivete grazie all'umiltà, voi che eravate morti a causa della superbia. «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime».

Doroteo di Gaza,Discorsi spirituali, I, 8 ; SC 92, 159

martedì 14 luglio 2009

L'esempio della Vergine Maria


In questo tempo di riposo estivo ho ripreso la lettura di una delle grandi mistiche umbre: la beata Angela da Foligno.
Oggi ho scelto di condividere con voi questo passo tratto dalle visioni e consolazioni:
"Essendo l'umiltà del cuore radice e custode di tutte le virtù, la Vergine Maria, dimenticandosi delle altre virtù, che abbondano nella sua anima e nel suo corpo, di essa solo si gloriò e affermò che principalmente per essa il Figlio di Dio si era in Lei incarnato, quando disse: "Perchè ha guardato l'umiltà della sua serva" Lc 1,48, ecc. Pertanto,figli miei, cercate di fondarvi e stabilirvi in ogni modo sull'umiltà, affinchè, come membra unite al capo con unione naturale e vera, in esaa e per essa possiate trovare e possedere il ristoro per le vostre anime."

Il Libro della Beata Angela da Foligno.

lunedì 13 luglio 2009

Santa Teresa di Gesù de Los Andes


Oggi il calendario Carmelitano ricorda Santa Teresa di Gesù de Los Andes, prima Santa Cilena e monaca carmelitana del continente americano.

Chi sei Tu?

Chi sei tu mio Dio e chi sono io?
lo, creatura formata dalle tue mani,
creatura nata dal nulla, formata di argilla,
ma con un’anima simile a Dio,
intelligente e libera
destinata a darti la gloria del mondo visibile.
Mio Dio, noi siamo così miserabili
che ci ribelliamo contro te, nostro creatore.
Perdonami! Invece di amarti, ti offendiamo.
Ci hai imposto un solo comandamento
e noi non lo rispettiamo.
A che serve guadagnare il mondo intero se tu perdi l’anima?
Che importano le ricchezze, gli onori,
la gloria, gli affetti umani che passano e finiscono
in confronto della mia anima che è immortale?

fonte: http://www.carmelitanemoncalieri.org/g08_los_andes.html

sabato 11 luglio 2009

San Benedetto da Norcia


Che cosa vi é di più dolce, carissimi fratelli, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita. Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno, persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere. Come vi é uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’é uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna.

Dalla «Regola» di san Benedetto, abate

mercoledì 8 luglio 2009

Una piccola chiesa

Oggi la Chiesa ricorda Aquila e Priscilla, la prima coppia cristiana disponibile ad annunziare il vangelo al seguito dell'Apostolo Paolo.
Auguro a tutte le coppie di poter vivere attingendo allo spirito di questi santi sposi.

".......Non deve essere molto difficile immaginare i soci lavoratori lodare il Signore intenti alla costruzione delle tende, ringraziare Dio quando le vendono e dopo aver concluso un buon affare. Ma la loro preghiera non si limitava solo a questo. Sappiamo dalle testimonianze della Scrittura e dai primi documenti che nelle case dei cristiani si svolgevano dei veri e propri riti liturgici. Quello che Luca riferisce in Atti 2,42-44 circa la prima comunità cristiana è da attribuire ad ogni credente o famiglia credente in generale, giacchè ai primi tempi del cristianesimo uno dei tratti distintivi i fedeli convertiti era la preghiera .
Il cristianesimo delle origini è cresciuto entro le pareti domestiche, rendendo manifesta la connaturalità che esiste tra il progetto di Dio, che convoca tutti nell’ unica casa del Padre e l'esperienza della convivenza familiare sotto lo stesso tetto. «Fate della vostra casa una Chiesa» auspicava S. Giovanni Crisostomo, proponendo un’esperienza genuina di cristianesimo.
Anche se Luca non ne parla esplicitamente non abbiamo motivo di dubitare che la stessa cosa accadesse nella casa di Prisca e Aquila. Sicuramente, prima dell’evangelizzazione della città e prima che Paolo entrasse nella casa di Tizio Giusto, quella casa venne a configurarsi come la prima chiesa di Corinto. A sostegno di ciò possiamo dire che in quella casa per i coniugi e, soprattutto, per quei Corinti che inizialmente si avvicinarono ad essa, poiché è da ritenere che Tizio Giusto e la sua famiglia, i primi convertiti di Corinto, ascoltarono più volte Paolo e parteciparono ai riti, la presenza dell’Apostolo garantiva l’insegnamento autentico e ispirato della dottrina di Cristo e, inoltre, la possibilità di compiere in memoria di Gesù il rito dell’ultima cena.
Era abitudine dei primi cristiani riunirsi il primo giorno della settimana per spezzare il pane e ascoltare l’insegnamento degli apostoli. Paolo non disdegna di riunirsi nelle case dei cristiani per celebrare questo rito, anzi lo stesso zelo che mostra nel predicare Cristo a Giudei e pagani lo mostra anche nell’esortare i credenti, a volte con conversazioni che si protraevano fino a notte avanzata. Come quella volta a Troade, racconta Luca «dove eravamo riuniti; un ragazzo di nome Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: “Non vi turbate; è ancora in vita!”. Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora fino all’alba, partì» .
La possibilità che Paolo ebbe di risiedere nella casa di Prisca e Aquila, fu una vera e propria grazia divina perchè permise all’Apostolo al di là di ogni aspettativa di iniziare la fondazione della chiesa prima dell’arrivo dei suoi collaboratori dalla Macedonia. E’ evidente che la capitale dell’Acaia era da lungo tempo nei suoi pensieri se aveva fissato l’incontro a Corinto con Sila e Timoteo, che dovevano affiancarlo nella predicazione. L’incontro con due credenti a Corinto non può che far accelerare l’inizio di tale progetto.
Nella casa dei coniugi Paolo inizierà ad istituire la struttura ministeriale e carismatica della chiesa locale, ma soprattutto inizierà, attraverso una vera e propria scuola di vita cristiana a quei pochi che si avvicinavano alla casa, a scardinare la logica edonistica tipica dei Corinti. Quel periodo di nascondimento parziale dalla vita pubblica gli servirà per progettare il contenuto della sua predicazione in mezzo ai Giudei e ai Greci."

Priscilla e Aquila apostoli di vita coniugali pag 26 ss

Il silenzio

Un uomo si recò da un monaco di clausura.

Gli chiese: "Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?".

Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: "Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?".

L'uomo guardò nel pozzo. "Non vedo niente".

Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: "Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?".

L'uomo ubbidì e rispose: "Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua".

Il monaco disse: "Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata. Ora invece l'acqua è tranquilla. E questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!"

Fonte Bruno Ferrero, Il Canto del Grillo, ElleDiCi

lunedì 6 luglio 2009

Memoria di S. Maria Goretti


Oggi la Chiesa celebra la memoria di s. Maria Goretti. Vi invito a visitare il seguente sito:
http://www.santamariagoretti.it/FRAMESET_MAIN.htm
Una vita veramente edificante che vale la pena leggere.

Cito qualche passo significativo per noi genitori tratto dal «Discorso per la canonizzazione di santa Maria Goretti» di Pio XII, Papa

"In questa vita di umile fanciulla,(...) possiamo ammirare non solo uno spettacolo degno del cielo, ma ancora degno di essere considerato e ammirato in questo nostro secolo. Imparino i padri e le madri come bisogna educare rettamente, santamente e fortemente i figli affidati loro da Dio e come bisogna conformarli ai precetti della religione cattolica, in modo che, quando la loro virtù si troverà in pericolo, possano, con l’aiuto della grazia, uscirne vittoriosi, integri,
incotaminati.
Impari la spensierata fanciullezza, la balda giovinezza a non tendere miseramente ai fugaci piaceri del senso, non agli affascinanti allettamenti dei vizi, ma piuttosto impari ad aspirare, anche tra le difficoltà, a quella
cristiana perfezione che tutti possiamo raggiungere con la volontà decisa, sostenuta dalla grazia soprannaturale, con lo sforzo, la preghiera. Non tutti certamente siamo chiamati a subire il martirio, ma tutti siamo chiamati a raggiungere la virtù cristiana. La virtù richiede forza, ché, se non arriva al grado eroico di questa fanciulla, non di meno richiede un’attenzione diuturna, diligente da non tralasciarsi mai fino alla fine della vita. Perciò piò chiamarsi quasi un lento e continuato martirio, a consumare il quale ci ammonisce la divina parola di Gesù Cristo: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11, 12).
A questo, dunque, tendiamo tutti, sostenuti dalla celeste grazia: a questo ci inviti la santa vergine e martire Maria Goretti. Dal cielo, dove gode una beatitudine eterna, ottenga dal divin redentore con le sue preghiere che tutti noi, secondo la nostra condizione, seguiamo il suo luminoso esempio con volontà forte e la condotta coerente.

domenica 5 luglio 2009

La misericordia di Dio

"Se avessi mai commesso il peggiore dei crimini per sempre manterrei la stessa fiducia, poiché io sò che questa moltitudine di offese non è che goccia d'acqua in un bracere ardente"

Teresa di Lisieux

Ai piedi della Croce

“Rimaniamo unite sempre ai piedi della croce, immobili e silenziose presso il divin Crocifisso ad ascoltarlo e penetrare tutti i suoi segreti. Ci svelerà tutto, è lui che ci condurrà al Padre, a colui «che ci ha tanto amato da donarci il suo Unigenito» (Gv 3, 16)” (Elisabetta della Trinità).

sabato 4 luglio 2009

Lo sposo è con loro

Quando uno ama e fa del bene a un altro, lo ama e gli fa del bene secondo la propria condizione e le proprie capacità. E così il tuo Sposo, dimorando in te, ti concede grazie degne di sé. Così, essendo Egli onnipotente, senti che ti fa del bene e ti ama con onnipotenza.

Essendo Egli sapiente, senti che ti fa del bene e ti ama con sapienza; essendo infinitamente buono, senti che ti ama con bontà; essendo santo, senti che ti ama ed elargisce grazie con santità, essendo giusto, senti che ti ama e ti concede grazie secondo giustizia; essendo misericordioso, pietoso e clemente, senti la sua misericordia, pietà e clemenza; ed essendo forte, sublime e delicato, senti che ti ama in modo forte, sublime e delicato; ed essendo limpido e puro senti che ti ama in modo limpido e puro; poiché è generoso, senti che ti ama con generosità, senza nessun interesse, solo per farti del bene; poiché infine Egli è la virtù della somma umiltà, ti ama con grande bontà e con grande stima,

Ti rende uguale a lui, mostrandosi a te attraverso i sentieri delle sue notizie benevolmente, con il volto pieno di grazia e dicendoti in questa unione, non senza la tua gioia: «Io sono tuo e per te, e ho piacere di essere quale sono per potere essere tuo e per darmi a te». O anima fortunata chi dirà ciò che senti sapendoti così amata e con tanta stima innalzata?

San Giovanni della Croce Fiamma d'amore viva, str. 3, 6

venerdì 3 luglio 2009

S. Tommaso Apostolo

"...........La clemenza del Signore ha agito in modo meraviglioso, poiché quel discepolo, con i suoi dubbi, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell’incredulità. L’incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che non la fede"

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa

giovedì 2 luglio 2009

L'ospite dei coniugi

Cari lettori, oggi, vi offro un'altro brano del testo che insieme stiamo meditando," Priscilla e Aquila apostoli di vita coniugali

".....Se ci si sofferma un istante ad analizzare Atti 18,3 “…e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava”, non possiamo pensare di trovarci di fronte ad un particolare insignificante nel quadro della biografia paolina e dei santi coniugi. La notizia che Luca ci trasmette è una straordinaria icona della vita di san Paolo, la sola immagine domestica e non strettamente religiosa che si può attribuire all’Apostolo delle genti.
....Quando questi nel 51 arriva a Corinto, i coniugi già operavano attivamente nella città, erano stati espulsi due anni prima da Roma, e perciò avevano avuto un tempo sufficiente per trovare una nuova residenza, una casa e organizzare il proprio lavoro. E’ molto più plausibile pensare, allora, che fu Paolo a cercarli, non perché li conoscesse, ma perché giunto in una città straniera la prima cosa che un missionario cristiano potesse fare era quello di accertarsi della presenza di altri cristiani in città. In questo senso Paolo, come racconta Luca, “trovò” Priscilla e Aquila.
Quell’incontro dovette manifestarsi come un eccezionale momento di grazia e di aiuto reciproci sotto ogni punto di vista, un rinvigorimento spirituale per i coniugi costretti dopo l’espulsione a rifarsi una nuova vita.

Testo pag 25,26

O mio Dio, Trinità che adoro 4

" O miei "Tre", mio Tutto, Beatitudine mia, Solitudine infinita, Immensità nella quale mi perdo, io mi abbandono a Voi come preda. Seppellitevi in me perchè io miseppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra Luce l'abbisso delle vostre grandezze."

Elisabetta della Trinità

mercoledì 1 luglio 2009

O mio Dio, Trinità che adoro 3

O mio Astro adorato,affascinami, perchè io non possa più sottrarmi alla tua irradiazione.
O fuoco consumante, Spirito d'amore, discendi in me, perchè si faccia nell'anima mia quasi una incarnazione del Verbo! Che io gli sia un prolungamento di umanità, in cui egli possa rinnovare tutto il suo mistero.
E Tu, o Padre, chinati verso la tua povera, piccola creatura, coprila della tua ombra, non vedere in essa che il Diletto nel quale hai posto le tue compiacenze.
Elisabetta della Trinità